martedì 17 gennaio 2017

il Draa - Parte seconda


La notte sulla falesia scorre tranquilla senza che ne alieni, ne predoni, ne mostri marini o draghi del deserto turbino il sonno della nostro branco di coraggiosi viaggiatori. Ci svegliamo la mattina di buon ora e dopo una sobria colazione a base di caffè e gocciole sbriciolate ripartiamo alla volta di TanTan. Questo sarà il nostro ultimo giorno di deserto, l'ultimo sulle tracce Gandini. Sappiamo che sarà una vasca... speriamo di arrivare a TanTan prima del tramonto, per le 8.30 siamo in moto. Volevo dire in macchina...

Vito mi aveva parlato di questa tratto di pista, seguiamo il letto del Draa e le sue tracce attraversandolo un paio di volte, c'è qualche passaggio realmente fuoristradistico che avrebbe soddisfatto anche Chicco, ma nulla di degno di nota. La pista per lo più scorre veloce, attraversando anche qualche piccolo chott.
Arriviamo verso le 4 del pomeriggio al fatidico canyon, indicato da Vito come il punto più complesso del percorso. In realtà (come da lui anticipato) non c'è nulla di tragico, è solo una gola molto pietrosa da percorrere in discesa con una certa attenzione. Sono dei gradoni con pietre aguzze alla sommità, fosse da fare in salita... ma in discesa non è difficile. Il Disco con l'assetto nuovo va talmente bene che io alla fine (come un pirla) abbasso la guarda e riesco addirittura a tagliare una gomma sulle rocce aguzze.




Usciti da li ne approfittiamo per riempire i serbatoi con le taniche (Ivan) e per sostituire la gomma tagliata (io). Lo Sgamba è onnipresente e con le sue zampette fatate mette tutto in ordine, impartendo ordini a raffica al povero Bambi che corre tra le macchine come un piccolo Taz.





Da bravi ignoranti pensavamo che il peggio fosse ormai alle spalle... ci sbagliavamo! La pista prosegue sempre più nel letto del Draa, a tratti fangoso, a tratti molto fangoso... ma secco! Il risultato assomiglia molto alle strade dell'Albania, o almeno a come me le ricordo io. Io con il Disco sono il primo della fila, dopo una svolta vedo una recinzione chiusa, non faccio nemmeno a tempo a realizzare cosa sta succedendo che mi trovo impantanato. Ho già capito che aria tira, provo a bloccare tutto e a dare gas in seconda ridotta. Niente, lo Sgamba riesce a passarmi sulla destra e agganciandomi al suo gancio traino mi tiro fuori dalla pozza con il verro del Disco.


Subito dopo c'è una curva a destra e una pozza fangosa da attraversare. Di fatto non è che sia un guado, soltanto che il fondo è molto fangoso e non sono ammesse esitazioni. Con lo Sgamba concordiamo un approccio cautelativo e ragionato: centrale bloccato, seconda ridotta, gas a martello. Praticamente seguiamo i preziosi insegnamenti del Pagani, in aderenza con un filo di gass... risultato: fango su marte e lo Sgamba dall'altra parte. Adottiamo tutti la sua tecnica e in poco siamo oltre la pozza. Ivan mi prende talmente alla lettera che se non mi levo mi mette sotto, il maledetto...


Da qui in poi la situazione si fa meno divertente, il sole sta calando rapidamente e noi abbiamo ancora 4 o 5 km di pista da percorrere prima di uscire dal Draa... che sembra non volerci lasciar più andare. Non sarebbe nemmeno particolarmente difficile se la luce non diminuisse di minuto in minuto, se fossero le 10 del mattino sarebbe divertente... ma alle 5 del pomeriggio non lo è più. Con l'aiuto di wikiloc sul telefono di Ivan e delle mie tracce di Vito riusciamo ad avvicinarci molto al ponte sul Draa, le tracce però si perdono nel nulla... decidiamo di percorrere una pista battuta che ci porta fuori dal Draa sulla sinistra. Guadagniamo così finalmente l'asfalto, stanchi ma soddisfatti per il lieto fine di questa avventura, gli ultimi km di pista sono stati i più difficili dell'intero giro!

Sentiamo Vito al volo e ci dice che sta preparando un sugo di frutti di mare che si rivelerà buonissimo! Lo raggiungiamo dopo circa 45minuti su asfalto, lui ha messo il campo in riva al mare in un posto semplicemente bellissimo. Annaffiamo la serata con del buon frascati comprato ad Orbetello e andiamo a dormire con il suono delle onde dell'oceano nelle orecchie.

L'oceano per me segna l'arrivo... la fine della parte realmente impegnativa di questa vacanza. Ci aspettano ancora due giorni di sterro, ma so che ormai il peggio, o il meglio, è ormai alle nostre spalle.

Maurizio


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