mercoledì 11 gennaio 2017

Il Draa


Come si fa a riassumere una settimana così in un post? Difficile... troppo difficile... soprattutto quando il telefono riprende a suonare incessantemente per lavoro. Questa situazione deve finire. Si stava molto meglio nel deserto lontano dalla tecnologia.
 A M'Hamid incontriamo Ivan, un vero randagio, si è già girato mezzo Marocco da solo con un Pajero sport. Macchina non male... La notte scorre tranquilla in un clima quasi mite (6 gradi) ormai Laura si sta abituando... poveraccia. Lasciamo il villaggio e proseguiamo verso l'Erg Chegaga. Sono stato qui la prima volta che sono venuto in Marocco. Sempre bello, ma non mi fa più l'effetto di una volta; le dune della Mauritania hanno settato nuovi standard. Dopo l'erg c'è un tratto molto sabbioso, la Lau prende il volante e con vero piede di fata se le beve d'un soffio. Brava!


La pista prima del Lago Iriki attraversa un tratto meno sabbioso e con qualche duna sparsa, Ivan fa strada accorciando sulle tracce Gandini, si naviga a vista.


Ed eccola qui la nostra che fa la timida... lo Sgamba l'ha soprannominata il nostro "media crew", come sulle barche da regata... la verità è che le foto della Lau sono molto meglio delle mie. Appena riesco provo a condividere un album di foto serie.


Ci fermiamo a mangiare qualcosa nel bel mezzo del nulla, ovviamente lo Sgamba non si lascia scappare l'occasione per qualche traverso... tutto questo mentre la prima preoccupazione di Bambi e curare la pettinatura. (lo ha ammesso Lui!!!)


La pista prosegue a sud di Foum Zuig, è una pista ex Dakar ed è molto ben balisata. Il bello del Marocco è il continuo mutare dei paesaggi. Qui la pista è abbastanza pietrosa ma non presenta difficoltà di sorta. Ci fermano due donne berbere per chiedere dell'acqua, in realtà sperano in qualche Dirham. Troviamo numerosi posti di blocco lungo la strada, per fortuna a M'hamid abbiamo stampato altre fiches.


Sapevamo che non saremmo arrivati a Tissint ed eravamo pronti a un campo nel deserto, il nostro primo campo. Su un altipiano a sud della strada asfaltata individuiamo uno oued con qualche albero... stanotte sarà casa nostra. A fine giornata la stanchezza si fa sentire, i km sono molti e anche se siamo in macchina è importante stare ben concentrati, anche solo per guidare a 30km/h.


Piantiamo finalmente il tepee, ovvero la tenda indiana che vedete in primo piano. Dentro vi trova posto un tavolo per sei persone e relative sedie. Mai pasta fu più apprezzata di quella consumata quella sera. Qui vedete la Lau e lo Sgamba all'opera. Il campo nel deserto è molto emozionante, c'è una stellata strepitosa ma quello che fa più impressione è il silenzio assoluto che vi regna. Non ci sono animali, non c'è traffico, non c'è acqua che scorre... e questa sera non c'è nemmeno vento. Ci fischiano le orecchie... incredibile.


Il giorno successivo ripartiamo alla volta di Assa. Per i primi km percorriamo una bella pista conosciuta da Ivan che scorre in fondo a una valle, poi ci lanciamo su asfalto per cercare di portarci un po' avanti. Lui conosce un bel campeggio a Icht ma è troppo distante da Assa per poterci fermare. Arriviamo in città abbastanza presto e andiamo all'unico albergo della città.... una topaia senza fine. paghiamo 5 euro per fare una doccia ed elegantemente ci leviamo dai piedi. Che già quei 5 euro sono una rapina...
Mangiamo un mezzo pollo in un ristorante in centro (e parlare del centro di Assa è già un eufemismo...) e poi ci muoviamo per fare campo dopo pochi km di pista. E qui inizia l'avventura... purtroppo mi mancano delle foto, le ha fatte Laura, io per la verità ero impegnato con le tracce... ma andiamo con ordine.
Invece di intraprendere la pista a sud del Draa percorriamo la parte a Nord. Pessima idea... non tanto per lo stato della pista, più che altro perchè dopo pochi km dobbiamo attraversare il letto dello oued, di notte... Il problema è solo che essendo buio non si ha visibilità della pista da percorrere e tutto risulta più laborioso. La pista a circa metà fiume ci porta ad una specie di vicolo cieco, una bella rottura. Per fortuna l'esperienza nei boschi lombardi ci consente di continuare a muoverci senza grossi problemi. Tutte le modifiche fatte al Disco poi fanno veramente la differenza!
Usciamo da questo "cul de sac" e qualcuno vede delle luci in lontananza... qui parte la paranoia collettiva "sono dei locali che ci corrono dietro, degli europei che si sono persi, la polizia, la guardia costiera, Batman e Robin, gli Avengers!". La tensione diventa palpabile e noi siamo ancora in mezzo al Draa... io non voglio fare il duro, ma di episodi spiacevoli o pericolosi in Marocco non si ha notizia. La situazione è sempre molto tranquilla e siamo i benvenuti ovunque, perchè qui dovrebbe essere diverso? Le luci vanno e vengono, a volte vediamo degli stop...

Io e lo Sgamba facciamo una bella esplorativa a piedi in perfetto stile enduristico e troviamo la pista per uscire dal letto del Draa, in pochi minuti siamo sulla falesia e piantiamo il campo. Uno sguardo lucido alla cartina ci farà capire che si trattava solamente delle auto che attraversavano il ponte sul Draa più a nord, da qui l'andirivieni di auto.....
La notte passa tranquilla per tutti e l'indomani partiamo per l'ultimo tratto di pista che ci porterà a Tantan, ma questa è un'altra storia... ;-)

Saluti a tutti

Maurizio

P.S. : questo post si intitola semplicemente "Il Draa" perchè per qualche giorno abiamo seguito il corso di questo Oued, forse il più famoso del Marocco.


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